Una vera e propria guerra politica si sta scatenando tra il Governo britannico e Malta, per uno scontro che potrebbe sconvolgere in via definitiva le sorti del gioco a distanza, su tutti il poker online.
Una vera e propria guerra politica si sta scatenando tra il Governo britannico e Malta, per uno scontro che potrebbe sconvolgere in via definitiva le sorti del gioco a distanza, su tutti il poker online.
Una vera e propria guerra politica si sta scatenando tra il Governo britannico e Malta, per uno scontro che potrebbe sconvolgere in via definitiva le sorti del gioco a distanza, su tutti il poker online.
Una battaglia senza esclusione di colpi, che vede le due protagoniste della vicenda battere su un unico punto non in comune: la tassazione sul gaming. Infatti, proprio il Governo britannico ha stilato la propria proposta di legge, affermando che, a partire dal 2014, si avrà un ritorno piuttosto sostenuto della tassazione, la quale abbraccerà tutti i siti offshore che dovranno inoltre versare all’Erario circa il 15% degli utili lordi. Per fare un esempio, se un residente in UK decide di volere giocare a poker online, la room che lo ospita dovrà versare il 15% della rake prodotta direttamente a Londra.
Questo nuovo criterio, va contro l’attuale proposta di legge, condivisa da tutte quelle società del Regno Unito: su tutti Malta (LGA), Gibilterra, Isola di Man e Alderney. Nello specifico, l’attuale normativa prevede una White List, la quale garantisce senza mezze misure una protezione adeguata a tutti i consumatori. In questo modo, in molti possono esercitare la propria attività fuori dall’isola, in modo da non rientrare nella ghigliottina dell’imposta al 15%.
Senza giri di parole, la Gran Bretagna vuole far rientrare proprio queste multinazionali del gioco a pagare le tasse, entro e non oltre la prima metà del 2014.
Tale proposta non ha sicuramente esito positivo nei confronti di Malta, che si vede a tal punto costretta ad agire per mezzi alternativi, ponendo l’osservazione del caso alla Commissione Europea: evitare nuove pressioni fiscali e promuovere la tutela dei consumatori. Il Dipartimento del Regno Unito che si fa carico della vicenda, ha presentato la propria versione a Bruxelles, sbandierando di non voler intraprendere una strada che mira esclusivamente al rafforzamento fiscale, ma un espediente per tutelare la figura del giocatore.
Una dichiarazione che stenta a reggersi in piedi, e che potrebbe perdere di valore una volta esaminata attentamente dalla Commissione Europea: la causa Maltese sembra poter reggere il confronto, ma la battaglia legale è solo agli inizi. Il punto è questo: se dovesse are il piano fiscale del Governo Britannico, sicuramente la stessa linea verrebbe adottata anche da tutti gli altri Governi europei, portando inevitabilmente allo sfascio il gaming online.