Con l’inchiesta operata dal Dipartimento di Giustizia statunitense, dopo il black friday, il mercato mondiale del poker online, ha subito una stangata che, se non ha arrestato la sua ascesa, quanto meno l’ha frenata.
Con l’inchiesta operata dal Dipartimento di Giustizia statunitense, dopo il black friday, il mercato mondiale del poker online, ha subito una stangata che, se non ha arrestato la sua ascesa, quanto meno l’ha frenata.
Con l’inchiesta operata dal Dipartimento di Giustizia statunitense, dopo il black friday, il mercato mondiale del poker online, ha subito una stangata che, se non ha arrestato la sua ascesa, quanto meno l’ha frenata.
Basti pensare che, fino al 2011, i ricavi ottenuti nel nord dell’America sono stati utilizzati per sponsorizzare e sostenere il poker nelle altre zone del pianeta. C’è da dire, tuttavia, che la decisione di regolamentare, in Nevada, New Jersey e Delaware, il mercato pokeristico online, ha scosso alcuni gruppi in previsione di un futuro mercato legale negli USA.
888 Holdings e Bwin-Party sono intenzionate a riconquistare somme importanti, per proseguire un affare enorme, arrestatosi con l’approvazione e l’applicazione della legge UIGEA, nel 2006. Invero, prima di tutti, sono le multinazionali americane a non voler più ignorare questo clamoroso giro d’affari derivante dal poker online. Non a caso, MGM Resorts International e Boyd Gaming, al pari di Donald Trump, stanno facendo pressioni affinché si fondino i tre mercati statali presenti.
Del resto neppure PartyPoker, leader mondiale fino al 2006 tra le room, aveva registrato una crescita dei fatturati nel poker online del 163%. Secondo questi dati, quindi, PartyPoker gestiva il 41% dell’intero settore, con alle spalle PokerStars, al 13% e la ormai storica, Paradise Poker, al 7%.
Quest’ultimo, in particolare, costituiva il primo marchio forte nel 2000, ma dopo una serie di scelte strategiche sbagliate è stata raggiunta e superato dalla concorrenza. La poker room Paradise è stata venduta per 340 milioni di dollari, alla SportingBet, anch’essa ceduta poi a William Hill. Ad ogni modo, per Paradise Poker sembra essersi esauriti i tempi floridi, con l’UIGEA che sarebbe costata quasi 7 miliardi a tutto il settore del Poker online.