Poker Online e liquidità condivisa: l’Italia è pronta per il cambiamento?

Se ne discute ormai da anni, ma mai come adesso sembrano esserci le condizioni affinché la liquidità condivisa possa diventare una realtà anche in Italia. Per chi non lo sapesse, la liquidità condivisa (detta anche liquidità internazionale) è quel progetto che mira a consentire ai giocatori di poker online italiani di accedere a uno spazio condiviso in cui competere con giocatori provenienti da altri paesi europei.

La normativa vigente in Italia

Attualmente, i cittadini residenti in Italia possono giocare solo sui siti web delle società che ottengono una concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (). Questo sistema è pensato per garantire il rispetto di rigorosi standard di sicurezza e protezione dei giocatori, come la sicurezza delle transazioni e la prevenzione del gioco problematico. Tuttavia, questa stessa regolamentazione ha spesso frenato qualsiasi tentativo di apertura verso la liquidità condivisa, incontrando forti resistenze sia da parte dei governi che della stessa .

La liquidità condivisa in Europa

Nonostante le difficoltà in Italia, il progetto di liquidità condivisa ha già trovato spazio in diversi paesi europei come Olanda, Regno Unito e Spagna, con risultati decisamente positivi. Chi sostiene questa politica, infatti, la vede come un modo per migliorare la qualità dell’offerta di gioco e ampliare il bacino di utenti. I giocatori professionisti possono crescere confrontandosi con un numero maggiore di avversari di pari livello, mentre i giocatori occasionali possono continuare a divertirsi senza sentirsi oppressi dalla presenza di professionisti di alto calibro.

I limiti del “Punto IT”

Un altro vantaggio della liquidità condivisa riguarda i premi più elevati per i tornei, che potrebbero essere garantiti senza aumentare i costi di partecipazione (buy-in). Questo aspetto potrebbe rendere di nuovo interessante il mercato italiano del poker online per aziende straniere, che attualmente sono scoraggiate dai limiti del sistema “punto it”. Infatti, l’Italia è diventata un mercato chiuso, che spesso spinge i giocatori professionisti a emigrare all’estero per trovare condizioni di gioco più vantaggiose, causando un calo nei volumi di spesa e, di conseguenza, un minore gettito fiscale per lo Stato.

Possibile svolta in vista?

Nel corso dell’Italian Gaming Expo di Roma, lo scorso aprile, erano emersi segnali incoraggianti. Luigi Centorame, Senior Analyst di Cuiprodest, aveva dichiarato che i colloqui con e Governo stavano proseguendo in modo costruttivo, lasciando intravedere una possibile apertura. Recentemente, anche la sesta Commissione Finanze in Senato ha discusso il riordino del gioco, recependo i potenziali vantaggi della liquidità condivisa, il che ha alimentato ulteriormente l’ottimismo tra i giocatori italiani.

Le prossime mosse di

Tuttavia, l’ultimo ostacolo da superare sembra essere ancora . Nei giorni scorsi, l’Agenzia ha incontrato tre importanti operatori del settore, tra cui GGPoker, Kindred e 888, insieme a Cuiprodest, segnalando che forse anche le ultime resistenze potrebbero cedere nei prossimi mesi. Sebbene sia ancora presto per affermare che la liquidità condivisa sia imminente, c’è una rinnovata speranza nel futuro del poker online in Italia.

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